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Ceriano Laghetto appoggia il referendum contro la privatizzazione dell'acqua potabile

18/12/2007 - Il Comune aderisce alla Campagna "50 comuni per l'acqua bene comune".

Immagine di alcune gocce d'acqua

E' stato approvato a larghissima maggioranza durante l'ultimo consiglio comunale l'ordine del giorno proposto dal gruppo d'opposizione “Per Ceriano” finalizzato all'istituzione di un referendum abrogativo di una parte della legge regionale sulla privatizzazione dell'acqua (LR 26/2003, modificata dalla LR 18/2006).
Con il quesito referendario si propone l’abrogazione delle disposizioni che, da un lato, consentono la partecipazione privata nelle società patrimoniali proprietarie di reti idriche, impianti e infrastrutture destinate al servizio idrico e, dall’altro, non consentono la gestione interamente pubblica del servizio idrico integrato.
Con il quesito referendario si intende, quindi, rimuovere l’anomalia della legge lombarda che, in contrasto con il chiaro principio della normativa nazionale, consente la partecipazione privata nelle società titolari della proprietà di reti e infrastrutture.
Il quesito è, poi, diretto ad abrogare l’altra anomalia della legge regionale sui servizi pubblici locali, che separa, in modo del tutto artificioso e assolutamente inutile, la “gestione” dalla “erogazione” del servizio, imponendo la gara ad evidenza pubblica (e, quindi, la privatizzazione) per l’affidamento dell’erogazione.
Anche qui il quesito referendario è diretto a rimuovere una pesante e ingiustificata esclusione: la possibilità per gli enti locali di gestire in modo pubblicistico (direttamente o tramite enti o società strumentali) il servizio idrico integrato. E anche qui si tratta di eliminare un’anomalia tutta lombarda, dal momento che solo la Regione Lombardia, con la legge soggetta a referendum, ha precluso agli enti locali la facoltà di scegliere fra i tre diversi tipi di gestione (interamente pubblica, mista o interamente privata) attualmente prevista dalla normativa nazionale.
Per ribadire il principio secondo cui l'acqua potabile è e deve rimanere un bene a disposizione di tutti e non legato alla generazione di profitti, si è attivato nell'ultimo anno un vasto movimento d'opinione a livello regionale e nazionale che ha portato, tra l'altro, all'impugnazione di alcune parti della legge da parte del Consiglio dei Ministri che ne ravvisa l'incostituzionalità e alla promozione di una richiesta di referendum abrogativo da parte di oltre cento comuni lombardi di tutti gli orientamenti politici. Secondo la Legge regionale n. 38 del 28 aprile 1983, prevede che la richiesta di istituzione di referendum possa essere avanzata da un minimo di 50 amministrazioni comunali. Già nel passato l’Amministrazione Comunale cerianese, insieme ai comuni di Cesano Maderno, Varedo, Bovisio Masciago e Seveso, aveva fatto la scelta di creare un SpA a completo capitale pubblico (SIB) per i servizi legati al ciclo delle acque, mantenendo così un controllo pubblico su un bene fondamentale.
“L’obiettivo fissato dalla campagna “50 Comuni per l’acqua bene comune” è stato largamente raggiunto attraverso le oltre 100 adesioni di consigli comunali lombardi tra cui quello cerianese. Dire sì al quesito referendario è per Ceriano Laghetto una scelta coerente con quanto già fatto negli ultimi anni sul tema in oggetto: dal progetto “Acqu..ABC” sulla riduzione degli sprechi idrici negli edifici pubblici al recente progetto di raccolta tappi intitolato “Dall’acqua… per l'acqua” a favore dell’approvvigionamento idrico di una regione africana in gravi difficoltà. L’acqua deve rimanere un bene comune in quanto costituisce la risorsa più importante per l’intera l'umanità- così ha commentato l'assessore all'Ambiente, Alberto Giudici, manifestando la propria piena condivisione all'ordine del giorno che è stato poi approvato da tutto il consiglio comunale con la sola astensione della lista civica Lega Nord Padania – Cattolici Padani.”.


L'Ufficio stampa

 


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